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Simone Casu, l’eterno under21 del futsal sardo

Continuano le nostre storie di futsal con un altro giovane pioniere che ha scelto tanti anni fa il pallone numero 4.

Lui, Simone Casu, classe 89, è un eterno under21, sia per la lunga trafila nei settori giovanili ma anche per il suo aspetto che frega per l’età . Invece gli anni sono oramai ventotto e quelli del futsal la metà. Tanto per meritarsi una intervista che racconta un altro spaccato della nostra bella disciplina.

Partito dal grande campo a undici, dalla Sigma, è approdato poi alla San Paolo. “Era un bel gruppo con un allenatore, Andrea Carta, che aveva la passione per il calcio a 5 e lo stesso anno ci fece fare, oltre al campionato di calcio a 11, anche il campionato di calcio a 5. All’inizio questa sfida l’abbiamo presa un po’ sottogamba, lo vedevamo come più come uno svago ma non ci pesava, fino a che non siamo arrivati in finale regionale (perso 8-2 contro il Monteponi Iglesias, ndr) e forse proprio in quel momento capii che mi piaceva sempre di più questo sport”. In quella finale sugli spalti c’era un certo Diego Podda (suo ex allenatore alla Gigi Riva). L’anno seguente Carta prese l’under 18 insieme a Davide Marfella del Cagliari Calcio a 5 con la supervisione di Diego Podda, lo contattò e dopo vari stage cominciò l’avventura, che dura ben quattordici anni dentro questo mondo e quest’anno lo rivede in un ritorno tra i colori della Mediterranea Cagliari.

Il calcio a 5 iniziò quindi al Cagliari, svariati anni tra under 18 e 21, con il titolo regionale e la Coppa italia nelle varie stagioni. C’è qualche presenza nel mondo dei grandi tra A1 e A2, fino ad arrivare al 20 Giugno 2012 quando la storia cambia: “Firmai per la Mediterranea Calcio a 5 (appena salita dalla C2, ndr), restai quattro anni conquistando una salvezza il primo anno ai play out, il secondo anno un quinto posto, il terzo anno siamo usciti al primo turno dei play off e al quarto, sicuramente il più bello, una promozione in serie B. Saliti in B”.

La Med finisce e comincia un’altra avventura, colori diversi, con la Delfino di Mauro Naitza: “Il primo anno abbiamo conquistato la coppa italia regionale e vinto i play off regionali, resto un altro anno alla Delfino ma con poche soddisfazioni. E quest’anno sono tornato alla Med, speriamo bene”.

Del calcio a 5 a Simone piace tutto: “E dico sul serio, il calcio a 5 lo vedo come un movimento in continua espansione, una sorta di famiglia dove tutti hanno un’unica passione in comune, lo sport unisce e proprio per questo mi ha fatto avvicinare a tante belle persone. Continuando, mi piacciono gli allenamenti del calcio a 5, il mondo che lo circonda, le persone che permettono i giovani di stare dentro un ambiente pulito e onesto, mi piacciono i palazzetti pieni, il parquet, i palloni, la voglia di migliorarsi delle società, le continue sfide che si impongono i Presidenti. Mi piace perché ho avuto la fortuna di conoscere persone che mi hanno fatto appassionare a questo sport e posso solo ringraziarle”.

Ci sono poi sei persone da ricordare. I primi due senza ombra di dubbio sono Diego Podda e Chicco Cocco, “quelli che mi hanno insegnato tutto, due persone splendide e due allenatori fantastici, loro sono persone che vivono per questo sport e le stimo veramente tanto, si aggiornano di continuo e mi auguro sempre il meglio per loro, se lo meritano perché so quante rinunce hanno dovuto fare per arrivare dove sono adesso”. Il terzo è Andrea Barbarossa, “ci conosciamo da una vita, è soprattutto un mio carissimo amico fuori dal campo. Barba è un fenomeno in tutti i sensi ho avuto la fortuna di giocare con lui ma soprattutto di essere allenato”. Per Simone “è maniacale, super preparato tatticamente, bravissimo a gestire il gruppo e fenomeno in campo, spero che possa arrivare ad alti livelli come allenatore perché se lo merita, invece per quanto riguarda Barba giocatore, non devo dire molto parla la sua carriera. Mi ha fatto crescere tanto nei due anni che mi ha allenato ma, in particolar modo, sono cresciuto molto l’anno che ho fatto il suo secondo in under 21, per ogni situazione di gioco lui aveva la soluzione pronta, un vero fenomeno. Che dire una grandissima persona veramente sia dentro che fuori dal campo”.

A seguire ci sono Corrado Melis, Mauro Naitza e Massimo Fronteddu. Loro sono tre persone che amano questo sport, fanno sacrifici immensi ma soprattutto fanno bene al calcio a 5. Corrado, presidente della Mediterranea, “mi ha segnato e soprattutto mi ha insegnato ad avere valori che forse si stanno un po’ perdendo come la lealtà e l’onestà. Una grande persona che è riuscita a creare una grande società con sani principi e grandi valori, è riuscito a far avvicinare tanti ragazzi a questo sport, ma soprattutto è riuscito ad avere tutte le categorie partendo dai piccoli amici, fino alla prima squadra maschile e femminile, un uomo con tanti progetti e tante idee e forse molti dovrebbero prenderlo come esempio, dato che è l’unica squadra con più di 20 anni di storia, una gran bella persona”.

Poi Mauro Naitza, presidente della Delfino, due anni con lui, “un grande. Seppur le cose non siano andate sempre nel verso giusto ci siamo divertiti molto. Sempre disponibile, tifa la sua squadra come pochi presidenti, gli piace stare con i giocatori ed è sempre pronto a risolvere tutti i problemi dei suoi atleti, una grandissima persona ma soprattutto un grandissimo amico fuori dal campo. Devo ringraziarlo per avermi sopportato e per avermi supportato anche nei momenti difficili!”.

Infine, Massimo Fronteddu: “L’ho sempre conosciuto come avversario, fino a quando ci siamo incontrati alla Delfino. Una persona da sempre nel mondo del calcio a 5, preparato ed esperto. Ho fatto tanti e lunghi discorsi con lui e ogni tanto lo chiamo per chiedergli consigli e pareri, una grandissima scoperta e soprattutto una persona che ama questo sport come pochi”. Ci sarebbero da fare molti altri nomi, “ma loro posso dire che mi hanno segnato, insegnato ma soprattutto fatto amare sempre di più il calcio a 5”.

Cosa dire a un giovane che si avvicina al futsal? Simone parte ancora dal passato: “Quando ho iniziato io, il calcio a 5 era visto come un ripiego del calcio a 11. Per molti un fallimento, ma si sbagliano. E’ stata dura ma adesso le cose sono cambiate e la mentalità dei giocatori è diversa e il calcio a 5 è in continua crescita grazie alla federazione e alle società che hanno iniziato ad aprire la scuola calcio a 5, facendo avvicinare i bambini a questo sport. Posso dire ad un ragazzo che si avvicina a questo sport che sicuramente non si pente, un’esperienza diversa rispetto al calcio a 11 dove non si rimane delusi, soprattutto se ci si presenta con lo spirito giusto e propositivo. Il mio consiglio è semplice, non andare dove ti promettono di vincere subito, ma dove c’è un progetto, dove ci sono allenatori preparati e soprattutto dove c’è una società ben organizzata”.

Nella storia poi ci sono gli aneddoti, gli episodi divertenti: “Finale play off, Delfino-San Paolo. Perdevamo 3-0 a 10 minuti dalla fine, quando Barbarossa, l’anno allenatore-giocatore, chiama un time-out per correggere delle situazioni di gioco. Forse durante quel time-out mi aveva visto un po’ addormentato o non troppo sicuro di quello che mi stava dicendo e mi rifilò uno schiaffo, così giusto per farmi svegliare. Rientrato in campo feci subito due gol con il portiere di movimento, siamo riusciti poi grazie al gol di Christian Aquilina a pareggiare la partita e grazie alla miglior posizione in classifica, dopo i supplementari, abbiamo vinto i play off regionali. Alla fine penso anche di essermi fatto perdonare. Ogni volta che ci penso mi scappa un sorriso”. Sarebbero comunque troppi gli episodi curiosi e divertenti dato che per anni Simone ha giocato con gente come Andrea Manunza, Giacomo Ruzzu, Matteo Arrais e “chi li conosce sa bene di cosa parlo, sicuramente gli allenamenti non sono noiosi con loro in squadra”.

Momenti felici e difficili: “Il ricordo più bello è stato l’anno della promozione in B con la Mediterranea, è stato un bellissimo mese di preparazione ai play off, tosto e allo stesso tempo difficile ma alla fine il buon lavoro e un gruppo fantastico ci ha premiato. Sarebbero molti i ricordi ma questo è stato il giorno più felice calcisticamente parlando. Di momenti difficili e tristi lo sport è pieno, ma bisogna imparare e rialzarsi proprio da questi. Lo scorso anno è stato difficile, a causa di infortuni, impegni lavorativi spesso non si riusciva ad allenarsi e questo mi è dispiaciuto molto perché non siamo riusciuti a centrare l’obbiettivo play-off. Forse è stato il periodo più difficile, ma ricordo anche il primo anno con la Med, seppur allenandoci bene non riuscivamo ad uscire dalla zona retrocessione, poi il lavoro e l’impegno hanno ripagato tutto con la salvezza ai play out. Il mister e noi ragazzi in quel caso siamo stati bravi a capire che nei momenti difficili si vede la forza di una squadra.

Simone è l’ultimo, un ruolo difficile, dove serve testa e concentrazione: “Bisogna essere bravi a dialogare con i compagni soprattutto perché sei il giocatore che ha più visione di campo e bisogna sapersi coordinare bene con laterali, pivot e soprattutto portiere, penso sia un ruolo molto importante all’interno della squadra, un ruolo dove si fa il lavoro sporco ma ogni tanto ci togliamo qualche soddisfazione anche noi”.

Terminiamo questa chiacchierata con consigli e idee per il calcio a 5. Per Simone bisogna avere pazienza. Pazienza ai presidenti che vogliono salire subito di categoria, pazienza agli allenatori nel soffermarsi sul giovane che si sta avvicinando al calcio a 5 e spendere cinque minuti in più per insegnare e spiegare un movimento, pazienza ai giocatori che vogliono vincere tutto e subito. “L’unico consiglio che mi permetto di dare è questo, pazienza, ambizione e un progetto solido. I successi arriveranno con il tempo e con il duro lavoro. Come idee invece organizzerei più corsi per allenatori e più clinic, cercare di avere una continua formazione con corsi di aggiornamento più frequenti. Ma penso che il futsal si stia muovendo bene anche su questo fronte. Per chi lo conoscesse solo in completo da futsal, fuori dal campo si sente “un ragazzo alla mano, sempre di corsa (non come in campo, ricorda sorridendo) a cui piace circondarsi di amici. Sono diventato un po’ più serio grazie alla mia fidanzata che mi sopporta ogni giorno, ed è difficile lo ammetto, infatti la ringrazio molto per questo soprattutto dopo che perdo una partita non devo essere proprio simpaticissimo! Un ragazzo semplice con idee, progetti e pensieri”. E va bene così, in questi tempi di persone così troppo sofisticate.

Grazie Simone!

(Nicola Montisci)

simone casu

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